ORIGINAL
Questa è la storia di un grosso dragone,
di un animale
che un giorno arrivò
in un giardino
dai mille colori
tra fiori e
frutti che mai assaggiò.
Un giorno vide
una piccola donna
che nel giardino
felice cantava
e lui, invidioso
di quella letizia,
per farle del
male i pretesti cercava.
Prese da un
albero assai pregiato
un frutto che
mai aveva toccato
ed alla donna lo
porse suadente
con le moine di
un vero serpente.
Diceva, come un
grande oratore:
" Se tu lo
mangi, vedrai, in poche ore
potrai ben dire:
il mondo è mio!
perché sarai
grande al pari di Dio".
La donna era
tanto innocente
e non si accorse
quasi di niente,
mangiò del
frutto e ne diede al marito,
anche se Dio
glielo aveva proibito.
Quel losco
figuro, il dragone serpente
sfregava le mani
e inneggiava vincente,
perché quel
giorno per lui fortunato
il fiore più
bello aveva macchiato.
Per lunghi
secoli senza guinzaglio
di ogni uomo lui
fece un bersaglio:
scettro ai
potenti e ai ricchi la gloria,
ai dadi giocava
sconfitta e vittoria.
Ai derelitti non
ci badava
la povera gente
per lui non contava,
diceva sempre
con tono arrogante:
basta lasciarla
affamata e ignorante.
Ma un brutto
giorno, in un triste momento
provò nel suo
corpo un grande sgomento:
non si era
accorto che l'albero antico
del fiore più
bello si era arricchito.
Così il dragone
spumava rabbioso
e diventava
ancor più permaloso
perché voleva, a
costo di tutto,
che il candido
fiore non desse il suo frutto.
Un'umile donna
felice cantava
perché nel suo
cuore la Vita portava,
nel suo candore
non temeva niente,
nemmeno le spire
del vecchio serpente.
E un giorno
d'inverno nel cielo una stella
corse
annunziando la Buona Novella.
Fu per i poveri
un giorno di festa,
ma al vecchio
dragone pesava la testa.
Era ormai giunto
il tempo segnato
per lui sentiva
odor di bruciato,
capì che quello
era il bimbo predetto
che lo avrebbe
vinto, a suo dispetto.
E da quel
giorno, con furia infernale
lanciò contro il
bimbo le forze del male;
offrì la sua gloria,
ma la sua potenza
non fece una
piega a quell'innocenza.
Per più di
trent'anni nell'ira si cuoce,
poi viene
un'idea: mettiamolo in croce!
E in men che si
dica, nemmeno in un fiato
il suo
avversario fu presto inchiodato.
Qui ti volevo
vecchio dragone
tu non sapevi
che la tua questione
sarebbe finita,
per l'antica voce,
appena il Giusto
appendevi alla croce.
Che brutta
sorte, povero drago,
non l'avrebbe
detto neppure un mago
che da un
indifeso, persino inchiodato
avresti avuto il
capo schiacciato.
Ma che ci vuoi
fare, così van le cose:
le pietre
scartate son pericolose,
le butti di
lato, ma fino a che campi,
prima o dopo, di
certo v'inciampi.
Ma ti sta bene,
così imparerai:
chi semina male,
raccoglie poi guai
e chi con
malizia la spunta in battaglia
poi perde la
guerra e la coda di paglia!
Ascolta me che
ho un po' d'esperienza:
lascia la terra
ed abbi pazienza
ed anche gli
uomini, non li tentare:
Dio li ha fatti
per potersi amare.
Vai nella tua
tana e lasciaci in pace,
lì puoi sbuffare
quanto ti piace.
E per finire ti
dico la mia:
"Sparisci
per sempre e così sia.
E così sia”.
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