petek, 25. marec 2005

o5 NIENTE (Marco Masini)

 
 
 
 
 
 
 
 
Mi alzo ma è meglio se torno a dormire, mi metto a studiare ma senza capire
col vuoto che avanza e ti stritola il viso, un dio che ti scaccia dal suo paradiso.
Non vado neanche a cercarmi un lavoro, a fare concorsi e poi vincono loro
è tutto veloce violento incosciente, ci provo a capire e mi perdo nel niente
il niente il niente il niente.
Mi alzo e d'intorno è una tabula rasa, di amici di affetti e mi barrico in casa
invece mio padre da bravo ragazzo, ci crede davvero a una vita da pazzo.
Ormai non parliamo e non stiamo più insieme, ma lui ci riesce a volermi anche bene
un bene invisibile che sembra assente, è un uomo capace di credere al niente.
Mi alzo davvero una volta per tutte, da un letto di cose già viste e già dette
e prendo il passato il futuro e il presente, li butto in un buco il buco del niente.
E incontro mia madre che è un anno che è morta
col solito grande sorriso dolente
mi dice ti passa mi dice sopporta
bisogna imparare ad amare anche il niente
il niente il niente il niente.
Mi alzo da questo lenzuolo di sale, sei tu nel deserto la mia cattedrale
eppure da tempo ben poco ci unisce, i nostri segreti diventano angosce.
Si annaspa nel letto ma siamo lontani, abbiamo di tutto ci manca il domani
e per la paura si viene si mente, ma il sesso da solo è l'amore del niente
il niente il niente il niente.
Ci aspetta una guerra di fame e macerie,
la terra che sputa la nostra miseria
e in mezzo al rumore di feste violente
c'è sempre qualcosa che canta il niente.
Eppure c'è ancora qualcosa che vale, la voglia di andare incontro alla gente
la vita è un ragazzo che urla il giornale
invece il silenzio è la voce del niente 

il niente il niente il niente
il niente il niente il niente.

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